giovedì 9 aprile 2015

I centri per la riduzione dei rifiuti tramite la riparazione, la decostruzione e il riuso previsti dalla LEGGE dal 2011 non si fanno perchè IL SOLE SORGE e poi TRAMONTA.

Fare Verde Onlus Monte San Giovanni Campano riassume brevemente l'iter legislativo che ha portato a giusta decisione per l'istituzione dei Centri di Riparazione e riuso che però sono stati ignorati da quasi tutti gli Enti Locali e siccome non ci facciamo mancare nulla questa soluzione è stata IGNORATA completamente a Monte San Giovanni Campano.


La tematica legata alla gestione dei rifiuti è stato ed è  argomento di lavoro per Comunità Europea, Legislatore nazionale, Ministero dell’Ambiente, Associazioni Ambientaliste,  operatori e cittadini. Le disposizioni in materia di ambiente a livello europeo (la Direttiva CE 98/2008), a livello nazionale (Piano Nazionale di Prevenzione Rifiuti – Min. dell’Ambiente, 7/10/2013) e la stessa Legge Quadro in materia di ambiente (art. 180 bis del D.Lgs 152/2006) definiscono la priorità di azioni su cui intervenire negli anni futuri. Trasversalmente a tutte le normative citate, emerge come la prima azione individuata sia quella della prevenzione della produzione dei rifiuti.
Sebbene le realizzazioni esistenti siano in prevalenza di iniziativa privata, la necessità di normare e stimolare la creazione di Centri di Riparazione e Riuso ha spinto la Comunità Europea a prescrivere agli Stati membri delle direttive comunitarie in cui è inclusa l'iniziativa pubblica. In particolare, l'art. 4 della direttiva CEE 17/6/2008 definisce «una gerarchia dei rifiuti da applicare quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti».
In Italia, il Testo Unico Ambientale (Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, modificato dal DLGS 3 dicembre 2010n. 205, GU n. 288 del 10-12-2010) al riguardo di ciò, il Decreto all'Art 179 prevede «criteri di priorità nella gestione dei rifiuti», nel comma 1 riporta:
«le pubbliche amministrazioni perseguono (…) iniziative dirette a favorire prioritariamente la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti».
L'unico articolo che dovrebbe esserne direttamente correlato in funzione della prioritaria prevenzione e riduzione è l'art. 6 dello stesso Decreto, il quale specifica il solo «riutilizzo di prodotti e preparazione per il riutilizzo di rifiuti». Infatti, nel comma 1 definisce che:
«le pubbliche amministrazioni promuovono (…) iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti».
Il comma 1a collega la promozione a strumenti economici per cui sono impiegabili le cosiddette imposte di scopo come la tassa sull'usa e getta, mentre i commi 1d e 1e prevedono rispettivamente degli obiettivi quantitativi e delle misure educative. Il comma 1b dispone:
«la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo» ma, nonostante il comma 1c ne abbia imposto l'adozione entro giugno 2011, dopo un anno questa norma non è stata ancora tradotta in iniziative concrete dalla quasi totalità delle amministrazioni locali.
Bisogna evidenziare che la mancata attuazione del decreto è dovuta in gran parte alle contraddizioni presenti nello stesso Decreto, in particolare nella valenza giuridica da attribuire al termine "rifiuto". Secondo il Testo Unico Ambientale qualsiasi oggetto è classificato come "rifiuto" in funzione della necessità del "disfarsene" (art. 10 DGLS 205/2010) a prescindere dal potenziale riutilizzo diretto o previa riparazione:
«qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi».
La norma riproduce la Circolare del Ministero dell'Ambiente 28.06.1999 (poi adottata dal DLGS 152/2006, Parte Quarta, rispettivamente allegati B e C) per cui «un soggetto si disfa di qualche cosa quando è in atto o è stata effettuata un'attività di smaltimento o di recupero». Va specificato che nel Testo Unico Ambientale le operazioni di "smaltimento" e "recupero" collegate all'art. 10 non comprendono il riutilizzo.
La contraddizione è quindi nell'interpretazione del termine "disfarsi", nelle opinabili intenzioni del "detentore" e nell'esclusione di qualsiasi operazione di riutilizzo. La disciplina previgente (art. 14, DLGS 138/2002) recepiva la direttiva CEE/91/156 già presente nel "decreto Ronchi" (art. 6, comma 1, lettera a, DLGS 22/1997) che prescriveva come "rifiuto" «...qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'Allegato A alla parte quarta del presente decreto e di cui il detentore si disfaccia o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi».
L'abrogazione dell'allegato A (art. 264, DLGS 152/2006, sostituito con art. 10, DGLS 205/2010) è stata più volte richiamata in sede comunitaria fino alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea (Corte di Giustizia Sez. III 18 dicembre 2007, Commissione/Italia). Le motivazioni pertinenti ai fini del riutilizzo sono:
  1. il verbo «disfarsi» deve essere interpretato considerando le finalità della normativa comunitaria e, segnatamente, sia la tutela della salute umana e dell’ambiente contro gli effetti nocivi della raccolta, del trasporto, del trattamento, dell’ammasso e del deposito dei rifiuti, sia un elevato livello di tutela e l'applicazione dei principi di precauzione e di azione preventiva (Corte Giustizia 18 aprile 2002, Palin Granit);
  2. l'applicazione delle direttive in tema di rifiuti non può dipendere dall'intenzione del detentore di escludere o meno una riutilizzazione economica da parte di altre persone delle sostanze o degli oggetti di cui si disfa (Corte Giustizia 28 marzo 1990, Vessoso).
Una volta che la Corte di Giustizia Europea ha dipanato la matassa non si riesce a comprendere per quale sacrosanto motivo gli Enti Locali disattendono una marea di Leggi dello Stato dal 2011. Sono quattro gli anni persi per le opportunità lavorative che si sarebbero prodotte se ci fosse stata la volontà di realizzare le strutture che sono imposte dalla Legge. Fare Verde Monte San Giovanni Campano crede ancora negli uomini di buona volontà e auspica finalmente il cambiamento di rotta sperato e nello specifico che gli scarti vengano finalmente considerati una risorsa senza sotterfugi e/o demagogia. Potrebbe essere carino poi che finalmente le Amministrazioni rivedessero il sistema rifiuti mettendo fine alla pratica dissennata di sottrazione nelle tasche dei cittadini perchè attualmente la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è solo un gioco di numeri  impostato a titolo oneroso sulle quadrature delle  nostre case. Se spesa ci dovrà essere che sia quella per lo spazzamento, per i rifiuti speciali pericolosi, per la parte indifferenziata e non lo stillicidio per metro quadrato che è stato fatto fin ora senza alcuna logica di riduzione del prezzo da pagare per chi viene chiamato dalla legge a DIFFERENZIARE. I Cittadini hanno bisogno di avere le bollette ridotte e di pagare quello che gli spetta tramite l'applicazione di una tariffa diversa da quella attuale  in quanto  è sacrosanto che in tanti a Monte San Giovanni Campano pagano anche se non producono rifiuti o frazioni di essi. Questo modo di fare maldestro è fuori dalla logica della legge che ha come obiettivo: CHI PIU' SPORCA PIU' PAGA.


domenica 5 aprile 2015

Fare Verde augura Buona Pasqua ma pubblica alcune raccomandazioni

Le vacanze di Pasqua, condizioni meteo permettendo, rappresentano da sempre il primo appuntamento per le escursioni, gite fuori porta e pic-nic che debbono essere fatte  nel rispetto della natura e dell’ambiente. Per le vacanze Pasquali, arriva il vademecum di Fare Verde Onlus - Gruppo di Monte San Giovanni Campano (FR).

DODICI consigli per chi sceglie di trascorrere la giornata all’aria aperta, con gite ed escursioni fuori citta’.
1) Programmare percorsi in base alle proprie capacita’ tecniche, di allenamento e al tempo che si ha a disposizione per tornare indietro.
2) Dotarsi di attrezzature idonee e curare l’abbigliamento che deve essere comodo e sportivo, con calzature adeguate come scarpe da trekking.
3) In caso di escursione lunga, portare con se’ cibo e acqua per non incorrere in calo di zuccheri e malesseri dovuti alla fame.
4)Ancora, prima di iniziare l’escursione, accertarsi che il cellulare sia carico e memorizzare i numeri di soccorso e quello del Corpo forestale dello Stato 1515. 5)Se non si e’ pratici del posto, affidarsi a guide esperte oppure studiare l’orografia del territorio.
6)Munirsi di carte dei sentieri che si intendono percorrere.
7)Lasciare detto dove si va a chi resta alla base, per accelerare in caso di bisogno, le attivita’ di soccorso e individuare lungo il percorso punti di riferimento importanti per l’orientamento.
8) In caso di maltempo non sostare in prossimita’ di alberi o di pietre e oggetti acuminati che potrebbero agire da parafulmine, ma tenersi ad una distanza di 200-300 metri. Meglio trovare riparo presso anfratti e grotte.
9) E’ poi consigliabile accendere fuochi solo dove esistono aree appositamente attrezzate e ricordiamo che, in ogni caso, ogni fuoco e’ un potenziale pericolo per tutte le aree verdi.
10)Infine non sostare sui prati con le automobili e rispettare l’ambiente non gettando carte o rifiuti dopo il pic-nic anche perchè è in corso l'azione dei volontari di Fare Verde.
11)Non cogliete fiori, non disturbate gli animali e se uscite   per asparagi  ricordate che l'asparagina è una pianta protetta dalla LEGGE  Regionale n. 32 del 1998 del Lazio che stabilisce i seguenti limiti giornalieri per persona:asparagi selvatici: Kg. 1,000.
12) Nelle aree ZPS dell'Unione Europea  Natura 2000 non TOCCATE NULLA, NON FATE RUMORI MOLESTI e dimenticatevi il FUORI STRADA.


sabato 28 marzo 2015

Adegueranno un depuratore ma Fare Verde è parzialmente contenta...mancano le risposte e la data di inizio lavori.

Fare Verde Onlus - Gruppo Locale di Monte San Giovanni Campano - A seguito di esposto denuncia all'Autorità Giudiziaria, all'Arpa Lazio e al chiasso che è stato fatto arriva la prima soluzione su 8 per quella che è la depurazione a Monte San Giovanni Campano. Fare Verde NON E' FELICE perchè mancano risposte importanti ai quesiti che sono stati posti al Comune e l'inquinamento subito dal territorio non può essere lavato con un colpo di spugna da una MAGNIFICA CONFERENZA DEI SERVIZI che ha deliberato per l'adeguamento di un solo depuratore. 
Ritornando ai lavori che dovrà subire il depuratore che è situato in località Fontana Magna si precisa che sulla delibera del Comune di Monte San Giovanni Campano NON è indicata nessuna data di inizio lavori o data in cui verrà indetta gara di appalto. Neppure una data indicativa rapportata ad un mese o ad un anno e siccome l'iter a cui abbiamo genoflesso le Istituzioni è iniziato nel 2011 si vuole capire almeno quando inizieranno i lavori "riparatori" di adeguamento al depuratore delle acque reflue. Se non si avranno risposte adeguate nel merito la domanda verrà posta all'Autorità Giudiziaria allegando la delibera pubblicata sul sito web del Comune di Monte San Giovanni Campano
http://www.comune.montesangiovannicampano.fr.it/msgc/hh/index.php
quì di seguito pubblicata in formato jpg.










Tracciabilità dei rifiuti di certezza - Progetto Smart City a costo irrisorio.

In una città come Monte San Giovanni Campano o in qualsiasi altra città Italiana il problema della raccolta differenziata porta a porta è rappresentato dal monitoraggio stesso della raccolta differenziata per il calcolo e la programmazione. 
Cosa propone  Fare Verde per Monte San Giovanni Campano Smart City? Il monitoraggio della raccolta differenziata porta a porta poco dispendioso tramite le etichette passive RFID.
Applicando quindi le etichette RFID passive sulle buste consegnate alle famiglie per la raccolta differenziata si ottiene l'immediata tracciabilità dei rifiuti senza la necessità di controlli manuali perchè basterà il passaggio del camioncino anche esso dotato di etichetta vicino alla fonte di lettura e in tempo reale  si avranno i risultati di chi avrà fatto la raccolta differenziata oppure NON avrà conferito. L'inserimento dei dati in tempo reale nel database permetterà anche l'emissione estemporanea  della evantuale diffida nei confronti di chi non conferisce e quindi l'inizio della procedura di controllo tramite la polizia locale. Cosa è una etichetta RFID passiva e come funziona in questo caso: contiene semplicemente un microchip (con identificativo univoco ed eventuale memoria per indirizzo, CF e tel), privo di alimentazione elettrica,   un materiale che fa da supporto fisico chiamato "substrato" e che viene "eccitato, alimentato e/o scritto" al passaggio di un lettore che emette un segnale radio a frequenze basse o medie o di alcuni gigahertz (sotto le diverse bande usate). La radiofrequenza attiva il microchip e gli fornisce l'energia necessaria a rispondere al lettore, ritrasmettendogli un segnale contenente le informazioni memorizzate nel chip


Come si comporta una etichetta RFID?
Affidabile nella lettura
Eliminazione della necessità di "vedere" l'etichetta (le etichette radio possono essere contenute all'interno dei prodotti ed essere lette anche in centinaia  di esemplari contemporaneamente)
Capacità di lavorare in ambienti contaminati e sporchi
Capacità di resistere, con opportune protezioni, all'aggressione di agenti chimici e ambientali, di poter operare immerso in un fluido, dentro l'oggetto che si vuole identificare oppure all'interno di un altro contenitore.
Possibilità di leggere, nello stesso contenitore, il codice di decine o centinaia di etichette in un lasso temporale di pochi istanti, e di trasmetterlo al sistema informativo di gestione. 
Quanto costa una etichetta RFID? 5 centesimi di Euro
Quanto costa un lettore RFID? Il suo costo può variare dai 50 euro ai 700 euro proporzionalmente alla capacità di leggere a distanza che può variare dai 2 cm ai 10 metri. Basterà un solo lettore RFID per ogni entrata stradale al territorio comunale per avere la lettura di tutte le  buste conferite  dagli utenti/clienti.
Con una spesa IRRISORIA nei confronti dei benefici l'intera raccolta differenziata porta a porta può essere monitorata con certezza e controllata di rigore dalla Polizia Locale. Se poi gli elettrodomestici nuovi venissero dotati di questo sistema di identificazione con il CF per la tassa RAEE non ci sarebbe più nessun tipo di abbandono. Stesso discorso per i pneumatici e gli ingombranti. Metodica che si potrebbe realizzare con l'intervento dell'Ente Provincia mediante convenzioni con la grossa distribuzione.

mercoledì 25 marzo 2015

Le ramaglie della potatura sono una risorsa che non va bruciata.

La tecnica del cippato di ramaglie fresche

La tecnica del cippato di ramaglie per coltivare senza chimica, acqua e con lavorazioni ridotte al minimo.

Una tecnica sconosciuta a Monte San Giovanni Campano perchè la società da agricola è stata trasformata in operaia dalle industrie che vennero in Ciociaria. Ora le industrie sono andate via ed hanno lasciato  il vuoto occupazionale ma anche un ritorno alle campagne di nuovi agricoltori che di agricoltura ne sanno pochissimo o hanno dimenticato come farla.

Il cippato usato in pacciamatura oppure incorporato nel suolo, favorisce e, se necessario, ricrea l’attività biologica del suolo (funghi, microflora, microrganismi animali). Induce l’idea di un approccio vivente dell’agricoltura.
E inoltre:
  • Migliora la struttura e la granulometria dei suoli, ma anche il potere di ritenzione idrica.
  • Consente di accumulare i nutrienti necessari alle piante e di renderli disponibili fino aquando esse ne avranno bisogno.
  • Risponde concretamente e in modo naturale al vicolo cieco in cui si trova oggi l’agricoltura convenzionale che utilizza le sostanze chimiche come nutrienti per le piante
  • Permette di convertire gli scarti vegetali, spesso trattati a mo’ di rifiuti o bruciati, in materiale nobile ad elevato potenziale di valorizzazione. È una delle vie più promettenti per assicurare ai produttori agricoli una maggiore indipendenza economica.
I limiti del cippato:
  • La gestione degli stock di materia prima. Il prelievo di ramaglie da cippare deve essere svolto con criteri di economia sostenibile: ogni area dovrà essere capace di soddisfare il proprio bisogno. Ciò comporta una oculata gestione  di tutti gli scarti di potature per trasformare lo scarto in risorsa da destinare agli orti che avranno un bisogno di irrigazione irrisorio.


cippato

A Monte San Giovanni Campano vengono osannate le tradizioni e per tradizione si bruciano le ramaglie della potatura trasformando in fumo e cenere una risorsa. Orbene se tradizione deve essere che ci sia anche quella dell'asino che era l'unico mezzo di trasporto e di lavoro e quindi se vale il principio della tradizione che ci sia un asino nel cofano di ogni macchina. Scherzi a parte  la pratica di bruciare le ramaglie, in particolare, è poco appropriata e inutilmente pericolosa: questi scarti valgono molto di più se sottoposti alla “lenta combustione” del compostaggio, e possono essere impiegati in vari modi.
Il cippato a uso agricolo, a differenza del compost, non è un concime per le piante ma per il suolo: si presenta come rami e rametti sminuzzati freschi prodotti con apposite macchine (cippatrici o biotrituratori), Questo materiale, incorporato al terreno, apporta sostanze organiche e favorisce la formazione di un humus molto stabile, che migliora la struttura del suolo e la sua capacità di trattenere acqua e di quì la necessità di irrigare l'orto ogni 50/60 giorni.
Tale miglioramento avviene più o meno rapidamente in base alle condizioni di partenza, da qualche mese a due anni, e senza arature né aerazioni preliminari. Il cippato trasforma il suolo intensificando l’attività di tutti gli organismi che lo abitano, a partire dai funghi che digeriscono la lignina: questi funghi (quei filamenti bianchi che appaiono sul legno morto) possono secernere degli antibiotici che limitano la popolazione batterica, rendono la cellulosa accessibile ai microrganismi, nutrono con i loro miceli dei microartropodi le cui feci nutrono altri organismi, e così via. Tutto questo è visibile e palpabile, il terreno diventa infatti più scuro e morbido, e resta umido molto più a lungo dopo la pioggia.
Anche la stagione in cui viene applicato il cippato influisce sulla rapidità del cambiamento: in inverno il viene aggiunto al terreno ripulito e lavorato superficialmente, in primavera-estate viene cosparso sul terreno non lavorato come una pacciamatura. Quantità indicative di materiale: tre metri cubi per cento metri quadri o tre centimetri di spessore. Nei primi mesi è opportuno coltivare leguminose o altre piante che non necessitano azoto, perché l’azoto presente nel terreno diventa meno disponibile, poi si può coltivare qualunque pianta purché senza arare (il legno deve restare in superficie). Il trattamento si può ripetere dopo due anni, dimezzando la quantità, o secondo il bisogno, osservando quanto legno è rimasto.
La tecnica del cippato appare molto adatta per i terreni poveri, pietrosi, difficili da raggiungere, ma perché non fertilizzare in questo modo anche i giardini di città, le aiuole circondate dal cemento, gli orti urbani e gli uliveti senza usare le sostanze chimiche? La risposta ai coltivatori che spero approfondiranno questo suggerimento dato con tanta  umiltà.

martedì 24 marzo 2015

Fare Verde dice NO all'uso dei diserbanti.

Glyphosate, N-(fosfonometil)glicine, 2-[(phosphonomethyl)amino]acetic acid sono i tre nomi con cui è conosciuto il diserbante o meglio ancora l'antibiotico (è registrato anche come antibiotico) più usato sul globo terrestre prodotto dalla Monsanto.


Glyphosate
 Dopo che è stata dimostrata la sua nocività per la fauna acquatica, per le alghe  e per i molluschi, dopo che è stata studiata la capacità teratogena in modo dettagliato...finalmente arriva il verdetto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Agency for Research on Cancer – IARC), il braccio tecnico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa dell’ambito oncologico, ha emesso un verdetto pesante su cinque sostanze usate in agricoltura. Si tratta di un erbicida (glifosato) e due insetticidi (malathion e diazinon), dichiarati probabili cancerogeni per l’uomo e come tali inseriti nel gruppo 2A. Altri due insetticidi, parathion e tetrachlorvinphos, sono stati riconosciuti come possibili cancerogeni umani (2B). Il giudizio, espresso da 17 esperti, è stato sintetizzato in un documento pubblicato su The Lancet Oncology e rientra nella rivalutazione di questi composti in corso da tre anni. Finora l’esposizione ai pesticidi era risultata correlata a un aumento dei casi di leucemie infantili e malattie neurodegenerative, Parkinson in testa. Dal nuovo documento emerge invece una forte correlazione epidemiologica tra l’impiego del glifosato (riscontrato anche nel sangue e nelle urine degli agricoltori) e il linfoma non-Hodgkin.
Purtroppo in Italia l'uso del Glyphosate è osservato parzialmente dall'ISPRA  con risultati sconcertanti  secondo i quali «la presenza del glifosato e del suo metabolita, l’acido aminometilfosfonico, è ampiamente confermata, anche se il suo monitoraggio è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, mentre il metabolita nel 56,6%».
E' utile rammentare che l'etichetta degli erbicidi che contengono il glyphosate non indica nessun  antidoto in caso di intossicazione. Infine il Glyphosate se messo in contatto con l'acciaio dolce produce Idrogeno e può esplodere ma in questo caso la casa produttrice è stata più cauta ed ha inserito le indicazioni necessarie in caso di esplosione.
Fare Verde è per il rispetto delle biodiversità ed è  quindi contraria all'uso di tutti i pesticidi.  Si auspica che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), si impegni  a ridefinire l’utilizzo degli studi epidemiologici nella valutazione del rischio correlato all’impiego dei pesticidi alla luce del pesante verdetto emesso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.


FARE VERDE Onlus il 31 MARZO SCENDE IN PIAZZA IN DIFESA DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO.


FARE VERDE il 31 MARZO SCENDE IN PIAZZA IN DIFESA DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO.

L’associazione ambientalista Fare Verde sarà al fianco del Corpo Forestale dello Stato, durante le manifestazioni che si svolgeranno a Roma, martedì 31 marzo 2015, dalle 9 alle 13 in Piazza delle cinque lune e dalle 14.30 alle 19 davanti a Montecitorio.
Sit-in, promosso dalle organizzazioni sindacali UGL, SNF, CISL, CGIL, UIL-DIRFOR, oltre all’Unione Piloti Forestale, di protesta contro la scellerata scelta del Governo Renzi di accorpare il CFS alla Polizia di Stato.
“Quello del Governo Renzi è un progetto assurdo, immotivato e “fumoso” – dichiara il Presidente Nazionale di Fare Verde, Francesco Greco - che avvantaggia solo le lobbies degli OGM ed i tanti speculatori fieramente contrastati dal CFS in 192 Anni di Storia! FARE VERDE sarà in piazza al fianco degli amici del CFS, con i quali abbiamo svolto, negli anni, innumerevoli Campi di Tutela Ambientale, oltre che seria e preparata controparte per le innumerevoli lotte agli scempi del territorio ed a tutela della salute dei cittadini/consumatori. Non si può sopprimere il CFS solo per dare qualche agente in più alla Polizia di Stato! FARE VERDE, con una Petizione Popolare, in tutta Italia chiede la difesa della specificità del Corpo e della professionalità delle donne e degli uomini che tutelano l’Ambiente. BASTA con le decisioni twitter che rincorrono il fumo di coloro che non vogliono controlli per poter sfasciare la nostra Italia, come già dimostrato con lo <<Sblocca Italia>>. FARE VERDE propone, altresì, lo svolgimento del Servizio Civile Volontario nel CFS per creare una Guardia Nazionale che si riappropri, conosca e difenda il territorio nazionale, ponendo fine al continuo colpevole abbandono del suolo di cui ci si ricorda solo ai funerale dell’ennesima alluvione o emergenza ambientale”.
“Sopprimere il CFS è una follia – aggiunge il presidente regionale di Fare Verde Lazio, Silvano Olmi – è un favore alle eco-mafie, agli inquinatori, a chi non ha rispetto per la Natura e la salute pubblica. Un Governo serio rafforzerebbe il CFS, anche con l’assorbimento di personale proveniente da altre pubbliche amministrazioni, quali le Polizia Provinciali.
FARE VERDE invita Regioni, Province e Comuni a richiedere, con forza e determinazione al Governo ed al Parlamento, il potenziamento e non la soppressione del Corpo Forestale.