mercoledì 13 maggio 2015

Parco dei Monti Ernici - Fare Verde inizia il suo intervento sul Turismo, Edilizia e Agricoltura -


Molti detrattori si sono dilettati nel descrivere l'entità  Parco come un insieme di vincoli per le attività e per le libertà imprenditoriali. Fare Verde Frosinone è lapidaria: "Gli svantaggi di un Parco esistono invece solo per chi vorrebbe continuare a sfruttare le risorse del territorio senza alcun impedimento e trarre profitto anche da attività dannose per la salute dei cittadini. Nei loro confronti, il Parco rappresenterà un formidabile deterrente."


Per gli operatori agricoli, del turismo, commercianti, ristoratori, imprese e per tutti i residenti, il Parco sarà un efficace strumento per la promozione dell’immagine del territorio della Provincia di Frosinone. Una straordinaria opportunità di crescita occupazionale, di sviluppo economico e culturale e di miglioramento della qualità della vita che stabilirà il giusto equilibrio tra sviluppo sostenibile e conservazione dell'Ambiente.
In pochi anni altre regioni, con una intelligente e attenta opera di promozione del territorio (marketing territoriale), sono state capaci di far diventare mete di grande successo anche località minori, marginali, lontane dai percorsi turistici maggiormente frequentati. In modo simile, i nostri comuni dall'economia depressa , i comuni dormitorio che oggi soffrono la disoccupazione, l’abbandono delle terre e la svendita del patrimonio immobiliare e ambientale se ben valorizzati, potrebbero offrire importanti opportunità di lavoro e d'impresa.
Tanto premesso Fare Verde inizia a parlare dei benefici economici diretti del Parco dei Monti Ernici e per il momento si interviene sul Turismo, sull'Edilizia e sull'Agricoltura  in generale   senza scendere nei particolari locali o nei tecnicismi che sono di pertinenza professionale.


Turismo
Il turismo "verde" o turismo "natura" detto anche "sostenibile" è l'unico che non conosce crisi; un turismo non di massa, ma fatto da persone che ricercano, apprezzano e rispettano il contatto con la natura, il cibo biologico, la vita salutare, le bellezze archeologiche, le tradizioni locali, l’artigianato, il fascino delle feste tradizionali, la partecipazione alle ricorrenze religiose ecc ecc.
Il territorio si dovrà quindi dare una struttura di ospitalità che nei Parchi è in buona parte fatta da piccole attività: agriturismi, bed & breakfast, case in affitto, alberghi diffusi nei centri storici e dovrà in ogni modo sostenere e migliorare le attività ricettive esistenti adeguandole al nuovo concetto di sostenibilità.
Il turismo verde chiede anche una ristorazione basata sui prodotti enogastronomici tipici ed è legato anche allo sport e quindi oltre al trekking ci sarà il ciclismo, le canoe , l'equitazione, il volo con parapendio, pareti da scalare e così via.
Ci saranno quindi occasioni di lavoro per guide, animatori, educatori ambientali, istruttori, ecc. , oltre a forti ricadute sull'agricoltura.



Edilizia
Costruire qualche villetta o qualche orrendo palazzone in calcestruzzo  non serve a nulla, meglio aumentare l'ospitalità dei bellissimi Centri Storici per tutte quelle persone che vogliono stare in vacanza lontani dal cemento delle città. Chi spera in qualche variante ai PRG o alle leggi che gli permettano di costruire in modo scellerato come è stato fatto sin ora  non sarà soddisfatto, lo saranno però molti altri. Saranno soddisfatti anche i semplici cittadini che non hanno mai fatto investimenti/speculazioni edilizie e vogliono solo una migliore qualità della vita in un perfetto connubio con la Natura.
Il valore degli immobili esistenti aumenterà e così pure la loro redditività perché il turismo potrà essere spalmato durante tutto l'anno solare: si va meglio in bicicletta nella mezza stagione, mentre d'inverno ci si può inventare un pacchetto monti/laghi.
Un Parco è sempre popolato da seconde case; forse si potrà finalmente vendere e non svendere oltre a ristrutturare valorizzando l'esistente senza ulteriori "consumi di suolo". Da semplici visitatori, alcuni potrebbero decidere di acquistare case e terreni, di trasferirsi definitivamente o di investire nel nostro territorio.
Ci saranno quindi occasioni di lavoro in edilizia per ristrutturazioni, manutenzioni, costruzioni, ecc. .


Ristrutturazione dei centri storici, riqualificazione energetica degli edifici, microgenerazione di energia da fonti rinnovabili, riduzione/recupero dei rifiuti.
La ristrutturazione dei centri storici, la valorizzazione delle aree archeologiche e dei luoghi di culto sono necessarie per differenziare l'offerta turistica (e i Parchi sono per legge preferiti in questo tipo di finanziamenti ).
Il Parco persegue un'integrazione tra uomo e natura anche tramite la riduzione dei consumi energetici, la generazione di energia da fonti rinnovabili, l'edilizia sostenibile e la riduzione/differenziazione/valorizzazione dei rifiuti che secondo Fare Verde in questo particolare parco diventeranno obiettivi fondamentali.
Si aprono quindi possibilità di lavoro in questi campi all'avanguardia: per progettisti, per installatori, per imprese di costruzione, per chi progetta e costruisce strutture in legno, per restauratori e altre ancora nella gestione dei rifiuti come tra le altre cose prevede il D.Lgs 152 del 2006


Agricoltura
Fare Verde si rende conto della difficoltà di dire agli agricoltori che cosa potranno ottenere dal Parco; hanno ascoltato così tante promesse  non mantenute che sono estremamente scettici. Ma Fare Verde ci vuole provare ugualmente  rivolgendosi non tanto ai più anziani e sfiduciati che vedono l'agricoltura solo come integrazione alle misere pensioni e per i quali nulla cambierà rispetto ad ora, ma ai più giovani e ai titolari delle aziende ancora vitali.
Come dimostrano molte esperienze positive, il parco è uno strumento che  se ben usato può far rinascere l'agricoltura da reddito. Come già detto: per ottenere risultati occorre però il lavoro e l'intelligenza delle persone.
All'interno del Parco e nelle aree di contiguità saranno possibili l'agricoltura e l'allevamento non intensivi; questo significa che non avremo le porcilaie o i campi di mais ibrido della pianura Padana ma si  dovranno mantenere e migliorare quel che abbiamo già, sfruttando il Parco per aumentare la redditività  dei terreni con prodotti di qualità straordinaria.
Gli agricoltori potranno differenziare la loro offerta (e i loro redditi) con agriturismi, fattorie didattiche, trasformazione e vendita diretta, manutenzione delle strutture del Parco inclusi interventi di ripristino ambientale e di lotta contro gli incendi, eccetera.
Già oggi gli agriturismi offrono sempre più servizi a chi sceglie ferie sostenibili e responsabili: non solo natura ed escursionismo, birdwatching e aree benessere attrezzate, passeggiate guidate a cavallo o in bicicletta, ma la possibilità di ritemprarsi dallo stress della città imparando a fare “qualcosa” di particolare: corsi per riconoscere e utilizzare le erbe aromatiche e spontanee, corsi per preparare saponi o cosmetici naturali, corsi di cucina, ecc.


 E poi attività di svago pensate per i bambini, con la possibilità di partecipare alla vita agricola dell’azienda. Senza dimenticare il fondamentale aspetto enogastronomico, con una ristorazione attenta alla stagionalità dei prodotti e menù legati al territorio e alle tradizioni locali.
Per tutto questo le aziende agricole potranno ampliare/ristrutturare/costruire edifici e strutture (stalle, caseifici ecc.) con procedure semplificate rispetto alle attuali e godere in via preferenziale di incentivi.
Il Parco potrà/dovrà fornire organizzazione, formazione ed aiuto per l'imprenditoria agricola e consulenze per diffondere le migliori tecniche di coltivazione. Il Parco potrà/dovrà promuovere l´imprenditoria giovanile e femminile.
Il Parco potrà/dovrà preparare progetti per accedere ai finanziamenti europei.
Il marchio del Parco aumenterà l'attrattiva commerciale dei prodotti sui mercati nazionali e internazionali. Il Parco potrà/dovrà lavorare per la diffusione del suo marchio.
Il Parco potrà/dovrà avviare progetti di qualità per identificare e valorizzare commercialmente le eccellenze agroalimentari del suo territorio.
Il Parco potrà/dovrà recuperare, tutelare e valorizzare la biodiversità agronomica, cioè le produzioni agricole ed agroalimentari tradizionali che utilizzano specie e varietà locali oggi quasi scomparse dai campi e dalle tavole. Prodotti spesso di altissima qualità ma ottenuti da un tessuto di aziende piccole e piccolissime, che non hanno al momento nessuna possibilità di promuoverle . Per garantire loro adeguati sbocchi di mercato, il Parco potrà/dovrà promuoverle definendo  precisi disciplinari tecnici e associandovi il logo del Parco. E poiché la biodiversità è anche culturale si dovranno recuperare anche le tradizioni, i prodotti, le ricette legati a quelle varietà.
Il turismo e l'educazione alimentare per gli abitanti del Parco aumenteranno le vendite a km-zero. Il Parco potrà/dovrà organizzare mercatini e negozi per la vendita di prodotti alimentari locali (anche associati alle strutture del Parco). Progetti di collaborazione permetteranno ai prodotti del Parco di essere venduti anche negli altri Parchi e viceversa.
Per favorire l'adozione dei metodi dell'agricoltura biologica, il Parco potrà/dovrà cofinanziare le spese di certificazione che spesso, per le piccole aziende, rappresentano un ostacolo all'ingresso nel sistema di controllo previsto dall'Unione Europea.
Potranno nascere cooperative per condurre i terreni di chi non è più in grado di farlo; potrebbe essere addirittura il Parco ad occuparsi di questo pagando l'affitto al proprietario per evitare terreni incolti (come avviene nel Parco delle Cinque terre). Ci potranno essere forme di cooperazione nell'uso di macchinari o nell'acquisto di materiali. La forza di un Parco sta nell'essere un'unica comunità, lo stesso può/deve accadere in agricoltura.
Immaginate l'agricoltura di più comuni uniti in un solo marchio, con tecniche e strutture comuni, che perseguano un solo obiettivo di qualità e sostenibilità; un'agricoltura con forze nuove che vada incontro al futuro. Un progetto unitario che sia da esempio; in linea con le più recenti decisioni europee. Immaginate anche la forza di questo sistema per attrarre i finanziamenti.
La politica agricola europea con i suoi piani di investimento va nella direzione di incentivare proprio il tipo di agricoltura che si dovrebbe fare nel Parco.

Come detto, tutto questo richiede due cose: una capace e intelligente gestione fatta dall'Ente Parco e l'impegno delle persone con l'arrivo di nuove leve; ci vorranno anni ma è una strada più che possibile e già percorsa altrove, in Italia e nel mondo. Nella prossima esternazione Fare Verde continuerà a parlare di benefici iniziando dalla Fauna Selvatica pur sapendo di attirare le IRE FUNESTE dei detrattori...

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