Fare Verde Provincia di Frosinone ha stilato l’elenco di 10
punti essenziali che evidenziano un panorama generale di
disattenzione rispetto ai bisogni veri delle aree protette. Il progetto
di legge, nefasto per la Natura, è passato in Senato contro il parere
di
tutte le associazioni ambientaliste italiane. In buona sostanza
vogliono ridurre la
tutela del patrimonio naturale del Paese eliminando di fatto
l’indipendenza dei parchi nazionali e il loro ruolo di barriera
contro gli interessi delle lobbies con la politica che fa orecchie da
mercante o meglio si accanisce contro il territorio permettendo
ulteriore consumo del suolo.
Si rappresentano quindi 10 fra le
peggiori misure e/o omissioni della cosiddetta “riforma” della
legge 394/91 (il p.d.l. 4144 della Camera dei Deputati, detto Caleo
dal nome del suo relatore al Senato):
1) Per la
nomina del
Presidente del Parco o di un’Area
Protetta non si chiede più alcun titolo concernente la conservazione
della Natura ma solo una generica “esperienza nelle istituzioni,
nelle professioni, ovvero di indirizzo o di gestione in strutture
pubbliche e private”. Un modo come un altro per dire che saranno
privilegiati i titolari di carriere politiche.
2)
Il
Direttore, figura centrale della gestione, non
sarà più scelto in base alle competenze naturalistiche e culturali,
ma secondo una non meglio precisata “esperienza professionale di
tipo gestionale”; e non sarà più nominato dal Ministro
dell’Ambiente in un elenco di esperti ma dal locale Consiglio
direttivo, di fatto dal Presidente del Parco che sceglierebbe il
Direttore nei vari cerchi magici che si creeranno.
3)
Gli
agricoltori entrerebbero a far parte dei
consigli direttivi ma verranno esclusi gli oltre 100 altri soggetti
economici presenti nei Parchi.
4) Le attività
economiche presenti nei Parchi con impatto sull’ambiente, come gli
impianti di estrazione di idrocarburi o di captazione delle acque,
pagherebbero
royalties, decretando in tal modo la
fine dell’indipendenza dei parchi stessi.
5)
All’interno dei Consigli direttivi le
componenti
scientifica e conservazionista diminuirebbero ulteriormente
a favore dei portatori di interessi locali .
6)
Tra le omissioni più gravi: nulla si dice circa il necessario
potenziamento della
sorveglianza, totalmente
insufficiente all’interno delle aree protette;
7) E
ancora nulla dice il Progetto di Legge sul problema delle
dotazioni
organiche, letteralmente ridicole in almeno 19 parchi
nazionali sui 23 esistenti .
8) Fumosa
ed evanescente la trattazione del tema
attività venatoria:
modificando la legge nelle cosiddette “aree contigue” ai parchi
(l’art. 32 della storica legge 394/91: uno dei tanti articoli
volutamente inapplicati) la caccia sarebbe permessa anche a
cacciatori provenienti dall’esterno senza definire in alcun modo il
“carico venatorio massimo” (unico criterio realistico di
moderazione di impatto). Mentre la gestione faunistica – confusa
con il controllo della fauna – viene affrontata in un modo del
tutto superficiale e irrealistico.
9) Risulta poi strana la
situazione del Parco Nazionale del Delta del Po,
che è la più importante area umida del Mediterraneo e a tal
prposito si cita: “ il mancato raggiungimento dell’intesa tra
Regioni precluderebbe l’adozione di un decreto sostitutivo del
Governo”.
10) Del tutto aggirato e
disatteso il principio (presente nella 394/91) della completa
omologazione delle
aree marine protette ai parchi
nazionali, lasciandole invece in una situazione di indeterminatezza e
in balia di improbabili consorzi di enti locali con “briciole”
spacciati per “fondi”.
Fare Verde si augura quindi che al più presto il buonsenso
prevalga sulla irragionevolezza e si arrivi a
– Sospendere
pro-tempore e con assoluta urgenza la discussione in Parlamento
dell’attuale progetto di riforma;
– Indire immediatamente la
3^ Conferenza nazionale sulle aree protette (che manca da 15 anni)
prevedendo la partecipazione attiva di tutte le componenti dei
Parchi;
– Prevedere una rilevazione dei bisogni e delle
condizioni, almeno in tutti i parchi nazionali italiani e almeno in
un rappresentativo campione delle diverse aree protette regionali, da
parte delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato.
– Tornare
a una non frettolosa audizione nelle Commissioni di tutte le
componenti titolari di esperienze utili nella gestione delle aree
protette;
– Una revisione profondissima del testo attuale del
progetto di legge alla luce dei risultati di quanto esposto.