martedì 21 aprile 2015

Il furgone che produce Idrogeno dal sole

L’obiettivo: porre l’attenzione sull’esistenza di tecnologie carbon free

 
 20 Aprile 2015 - È arrivato oggi a Roma, prima di una serie di tappe che lo porteranno alla COP21 di Parigi. Il furgone che produce idrogeno è nato in Puglia


H2M il furgone che produce idrogeno dal sole

(Rinnovabili.it) – Chi stamattina si fosse trovato a passare dalle parti della Camera dei Deputati, avrebbe notato uno strano mezzo stazionare in quei pressi. Si tratta di H2M (forma contratta di H2 Mobile), il primo veicolo terrestre in grado di produrre e stoccare energia rinnovabile mediante idrogeno. Non solo, ma è anche in grado di effettuarne lo stoccaggio tramite batterie. È arrivato a Roma stamattina, fermandosi in Piazza Montecitorio, dove ha iniziato a produrre energia rinnovabile direttamente dal sole.

«Questo è l’inizio di un viaggio che ci porterà fino alla conferenza sul clima, la COP 21, che si terrà a Parigi a fine 2015 – afferma il presidente della Fondazione H2U, il fisico Nicola Conenna – e con il quale vogliamo porre l’attenzione sull’esistenza e maturità di tecnologie accessibili per combattere i cambiamenti climatici, interamente fondate sulle energie rinnovabili». L’ambizione dei creatori non è peregrina, trattandosi di un prototipo unico nel suo genere, che combina produzione e stoccaggio di energia rinnovabile. Chissà se a Parigi sarà in grado di dar vita ad un dibattito serio sulla mobilità sostenibile.

Il furgone H2M è lungo 15 metri, è equipaggiato con una sala multimediale, produce idrogeno dai suoi pannelli fotovoltaici da 6 kWp ed è stato realizzato dalla Fondazione H2U – “The Hydrogen University” – con sede a Monopoli, in Puglia. Il progetto è stato avviato e concluso grazie al cofinanziamento da parte della Regione Puglia, con l’apporto di fondi Carbon Tax-Ministero dell’Ambiente e con una parte della spesa a carico della fondazione stessa, in partenariato con l’Università Aldo Moro di Bari.

Ma come funziona questo furgone delle meraviglie? L’impianto fotovoltaico alimenta un elettrolizzatore da 1 normal m3/h per la produzione di idrogeno. Una vola generato, esso viene a sua volta stoccato in bombole da 50 litri ciascuna. Questo passaggio è permesso dalle 24 batterie tampone, ognuna delle quali da 230 A/h, che sono state montate sul furgone stesso

mercoledì 15 aprile 2015

Segnalazione alla Provincia di Frosinone per i rifiuti abbandonati sulla superstrada Sora/Ferentino

Gentilissimo Sig. Presidente della Provincia di Frosinone,
l'inciviltà oramai non ha più nessun freno e l'abbandono dei RAEE sulla superstrada Sora Ferentino è diventata routine. Questa Associazione non poteva immaginare che la superstrada costruita per altri fini potesse diventare luogo di abbandono di ingombranti come frigorifero e televisore oltre ad altra immondizie. Fare Verde Onlus  riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Le chiede quindi  di intervenire al più presto tramite i suoi Uffici per rimuovere quanto è stato abbandonato nel tratto che va dall'imbocco di Sora fino a Ferentino. La superstrada di collegamento funge anche da biglietto da visita per la Ciociaria intera e come è conciata non mostra segni di pregressa civiltà. Infine Fare Verde ricorda agli uffici preposti che se ci sono personaggi dal fare Barbarico con i quali neppure gli Dei possono spuntarla ed è proprio il resto della popolazione  che deve sopperire alle loro malefatte dando esempio di civiltà e smacco dove passano i nuovi Barbari. Fare Verde inoltre fa di più e promette 100 euro per ogni foto che proverà la flagranza di chi abbandona i rifiuti sulla superstrada Sora / Ferentino.  Non una taglia come si potrebbe intendere in quanto la nostra Associazione  preferisce  definirla RICOMPENSA per l'integro  mantenimento dell'Ambiente.
Le foto si riferiscono solo ai RAEE abbandonati all'imbocco della Superstrada Sora/Ferentino in località Selva.
In attesa di un suo qualsiasi riscontro gradisca i nostri più cordiali saluti.
Fare Verde Onlus Monte San Giovanni Campano








sabato 11 aprile 2015

Драги пријатељи Срби пишу


Фаре Кабо Онлус Монте Сан Гиованни Цампано Инвита гли амици Серби меттерси у цонтацт ал сегуенте индириззо ди поста елеттоница fareverde.msgc@gmail.com Ла ностра Ассоциазионе Церца ја Веццхи амици ма близу анцхе Нуови амици по тутеларе сам Амбиенте, по стрингере нуоваменте ил патто ди Солидариета е ди амицизиа цхе ци ха аццомунато неи моменти диффицили. Цари Амици Серби цхе сегуите ил блог цонтаттате Фаре Верде






giovedì 9 aprile 2015

I centri per la riduzione dei rifiuti tramite la riparazione, la decostruzione e il riuso previsti dalla LEGGE dal 2011 non si fanno perchè IL SOLE SORGE e poi TRAMONTA.

Fare Verde Onlus Monte San Giovanni Campano riassume brevemente l'iter legislativo che ha portato a giusta decisione per l'istituzione dei Centri di Riparazione e riuso che però sono stati ignorati da quasi tutti gli Enti Locali e siccome non ci facciamo mancare nulla questa soluzione è stata IGNORATA completamente a Monte San Giovanni Campano.


La tematica legata alla gestione dei rifiuti è stato ed è  argomento di lavoro per Comunità Europea, Legislatore nazionale, Ministero dell’Ambiente, Associazioni Ambientaliste,  operatori e cittadini. Le disposizioni in materia di ambiente a livello europeo (la Direttiva CE 98/2008), a livello nazionale (Piano Nazionale di Prevenzione Rifiuti – Min. dell’Ambiente, 7/10/2013) e la stessa Legge Quadro in materia di ambiente (art. 180 bis del D.Lgs 152/2006) definiscono la priorità di azioni su cui intervenire negli anni futuri. Trasversalmente a tutte le normative citate, emerge come la prima azione individuata sia quella della prevenzione della produzione dei rifiuti.
Sebbene le realizzazioni esistenti siano in prevalenza di iniziativa privata, la necessità di normare e stimolare la creazione di Centri di Riparazione e Riuso ha spinto la Comunità Europea a prescrivere agli Stati membri delle direttive comunitarie in cui è inclusa l'iniziativa pubblica. In particolare, l'art. 4 della direttiva CEE 17/6/2008 definisce «una gerarchia dei rifiuti da applicare quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti».
In Italia, il Testo Unico Ambientale (Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, modificato dal DLGS 3 dicembre 2010n. 205, GU n. 288 del 10-12-2010) al riguardo di ciò, il Decreto all'Art 179 prevede «criteri di priorità nella gestione dei rifiuti», nel comma 1 riporta:
«le pubbliche amministrazioni perseguono (…) iniziative dirette a favorire prioritariamente la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti».
L'unico articolo che dovrebbe esserne direttamente correlato in funzione della prioritaria prevenzione e riduzione è l'art. 6 dello stesso Decreto, il quale specifica il solo «riutilizzo di prodotti e preparazione per il riutilizzo di rifiuti». Infatti, nel comma 1 definisce che:
«le pubbliche amministrazioni promuovono (…) iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti».
Il comma 1a collega la promozione a strumenti economici per cui sono impiegabili le cosiddette imposte di scopo come la tassa sull'usa e getta, mentre i commi 1d e 1e prevedono rispettivamente degli obiettivi quantitativi e delle misure educative. Il comma 1b dispone:
«la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo» ma, nonostante il comma 1c ne abbia imposto l'adozione entro giugno 2011, dopo un anno questa norma non è stata ancora tradotta in iniziative concrete dalla quasi totalità delle amministrazioni locali.
Bisogna evidenziare che la mancata attuazione del decreto è dovuta in gran parte alle contraddizioni presenti nello stesso Decreto, in particolare nella valenza giuridica da attribuire al termine "rifiuto". Secondo il Testo Unico Ambientale qualsiasi oggetto è classificato come "rifiuto" in funzione della necessità del "disfarsene" (art. 10 DGLS 205/2010) a prescindere dal potenziale riutilizzo diretto o previa riparazione:
«qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi».
La norma riproduce la Circolare del Ministero dell'Ambiente 28.06.1999 (poi adottata dal DLGS 152/2006, Parte Quarta, rispettivamente allegati B e C) per cui «un soggetto si disfa di qualche cosa quando è in atto o è stata effettuata un'attività di smaltimento o di recupero». Va specificato che nel Testo Unico Ambientale le operazioni di "smaltimento" e "recupero" collegate all'art. 10 non comprendono il riutilizzo.
La contraddizione è quindi nell'interpretazione del termine "disfarsi", nelle opinabili intenzioni del "detentore" e nell'esclusione di qualsiasi operazione di riutilizzo. La disciplina previgente (art. 14, DLGS 138/2002) recepiva la direttiva CEE/91/156 già presente nel "decreto Ronchi" (art. 6, comma 1, lettera a, DLGS 22/1997) che prescriveva come "rifiuto" «...qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'Allegato A alla parte quarta del presente decreto e di cui il detentore si disfaccia o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi».
L'abrogazione dell'allegato A (art. 264, DLGS 152/2006, sostituito con art. 10, DGLS 205/2010) è stata più volte richiamata in sede comunitaria fino alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea (Corte di Giustizia Sez. III 18 dicembre 2007, Commissione/Italia). Le motivazioni pertinenti ai fini del riutilizzo sono:
  1. il verbo «disfarsi» deve essere interpretato considerando le finalità della normativa comunitaria e, segnatamente, sia la tutela della salute umana e dell’ambiente contro gli effetti nocivi della raccolta, del trasporto, del trattamento, dell’ammasso e del deposito dei rifiuti, sia un elevato livello di tutela e l'applicazione dei principi di precauzione e di azione preventiva (Corte Giustizia 18 aprile 2002, Palin Granit);
  2. l'applicazione delle direttive in tema di rifiuti non può dipendere dall'intenzione del detentore di escludere o meno una riutilizzazione economica da parte di altre persone delle sostanze o degli oggetti di cui si disfa (Corte Giustizia 28 marzo 1990, Vessoso).
Una volta che la Corte di Giustizia Europea ha dipanato la matassa non si riesce a comprendere per quale sacrosanto motivo gli Enti Locali disattendono una marea di Leggi dello Stato dal 2011. Sono quattro gli anni persi per le opportunità lavorative che si sarebbero prodotte se ci fosse stata la volontà di realizzare le strutture che sono imposte dalla Legge. Fare Verde Monte San Giovanni Campano crede ancora negli uomini di buona volontà e auspica finalmente il cambiamento di rotta sperato e nello specifico che gli scarti vengano finalmente considerati una risorsa senza sotterfugi e/o demagogia. Potrebbe essere carino poi che finalmente le Amministrazioni rivedessero il sistema rifiuti mettendo fine alla pratica dissennata di sottrazione nelle tasche dei cittadini perchè attualmente la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è solo un gioco di numeri  impostato a titolo oneroso sulle quadrature delle  nostre case. Se spesa ci dovrà essere che sia quella per lo spazzamento, per i rifiuti speciali pericolosi, per la parte indifferenziata e non lo stillicidio per metro quadrato che è stato fatto fin ora senza alcuna logica di riduzione del prezzo da pagare per chi viene chiamato dalla legge a DIFFERENZIARE. I Cittadini hanno bisogno di avere le bollette ridotte e di pagare quello che gli spetta tramite l'applicazione di una tariffa diversa da quella attuale  in quanto  è sacrosanto che in tanti a Monte San Giovanni Campano pagano anche se non producono rifiuti o frazioni di essi. Questo modo di fare maldestro è fuori dalla logica della legge che ha come obiettivo: CHI PIU' SPORCA PIU' PAGA.


domenica 5 aprile 2015

Fare Verde augura Buona Pasqua ma pubblica alcune raccomandazioni

Le vacanze di Pasqua, condizioni meteo permettendo, rappresentano da sempre il primo appuntamento per le escursioni, gite fuori porta e pic-nic che debbono essere fatte  nel rispetto della natura e dell’ambiente. Per le vacanze Pasquali, arriva il vademecum di Fare Verde Onlus - Gruppo di Monte San Giovanni Campano (FR).

DODICI consigli per chi sceglie di trascorrere la giornata all’aria aperta, con gite ed escursioni fuori citta’.
1) Programmare percorsi in base alle proprie capacita’ tecniche, di allenamento e al tempo che si ha a disposizione per tornare indietro.
2) Dotarsi di attrezzature idonee e curare l’abbigliamento che deve essere comodo e sportivo, con calzature adeguate come scarpe da trekking.
3) In caso di escursione lunga, portare con se’ cibo e acqua per non incorrere in calo di zuccheri e malesseri dovuti alla fame.
4)Ancora, prima di iniziare l’escursione, accertarsi che il cellulare sia carico e memorizzare i numeri di soccorso e quello del Corpo forestale dello Stato 1515. 5)Se non si e’ pratici del posto, affidarsi a guide esperte oppure studiare l’orografia del territorio.
6)Munirsi di carte dei sentieri che si intendono percorrere.
7)Lasciare detto dove si va a chi resta alla base, per accelerare in caso di bisogno, le attivita’ di soccorso e individuare lungo il percorso punti di riferimento importanti per l’orientamento.
8) In caso di maltempo non sostare in prossimita’ di alberi o di pietre e oggetti acuminati che potrebbero agire da parafulmine, ma tenersi ad una distanza di 200-300 metri. Meglio trovare riparo presso anfratti e grotte.
9) E’ poi consigliabile accendere fuochi solo dove esistono aree appositamente attrezzate e ricordiamo che, in ogni caso, ogni fuoco e’ un potenziale pericolo per tutte le aree verdi.
10)Infine non sostare sui prati con le automobili e rispettare l’ambiente non gettando carte o rifiuti dopo il pic-nic anche perchè è in corso l'azione dei volontari di Fare Verde.
11)Non cogliete fiori, non disturbate gli animali e se uscite   per asparagi  ricordate che l'asparagina è una pianta protetta dalla LEGGE  Regionale n. 32 del 1998 del Lazio che stabilisce i seguenti limiti giornalieri per persona:asparagi selvatici: Kg. 1,000.
12) Nelle aree ZPS dell'Unione Europea  Natura 2000 non TOCCATE NULLA, NON FATE RUMORI MOLESTI e dimenticatevi il FUORI STRADA.


sabato 28 marzo 2015

Adegueranno un depuratore ma Fare Verde è parzialmente contenta...mancano le risposte e la data di inizio lavori.

Fare Verde Onlus - Gruppo Locale di Monte San Giovanni Campano - A seguito di esposto denuncia all'Autorità Giudiziaria, all'Arpa Lazio e al chiasso che è stato fatto arriva la prima soluzione su 8 per quella che è la depurazione a Monte San Giovanni Campano. Fare Verde NON E' FELICE perchè mancano risposte importanti ai quesiti che sono stati posti al Comune e l'inquinamento subito dal territorio non può essere lavato con un colpo di spugna da una MAGNIFICA CONFERENZA DEI SERVIZI che ha deliberato per l'adeguamento di un solo depuratore. 
Ritornando ai lavori che dovrà subire il depuratore che è situato in località Fontana Magna si precisa che sulla delibera del Comune di Monte San Giovanni Campano NON è indicata nessuna data di inizio lavori o data in cui verrà indetta gara di appalto. Neppure una data indicativa rapportata ad un mese o ad un anno e siccome l'iter a cui abbiamo genoflesso le Istituzioni è iniziato nel 2011 si vuole capire almeno quando inizieranno i lavori "riparatori" di adeguamento al depuratore delle acque reflue. Se non si avranno risposte adeguate nel merito la domanda verrà posta all'Autorità Giudiziaria allegando la delibera pubblicata sul sito web del Comune di Monte San Giovanni Campano
http://www.comune.montesangiovannicampano.fr.it/msgc/hh/index.php
quì di seguito pubblicata in formato jpg.










Tracciabilità dei rifiuti di certezza - Progetto Smart City a costo irrisorio.

In una città come Monte San Giovanni Campano o in qualsiasi altra città Italiana il problema della raccolta differenziata porta a porta è rappresentato dal monitoraggio stesso della raccolta differenziata per il calcolo e la programmazione. 
Cosa propone  Fare Verde per Monte San Giovanni Campano Smart City? Il monitoraggio della raccolta differenziata porta a porta poco dispendioso tramite le etichette passive RFID.
Applicando quindi le etichette RFID passive sulle buste consegnate alle famiglie per la raccolta differenziata si ottiene l'immediata tracciabilità dei rifiuti senza la necessità di controlli manuali perchè basterà il passaggio del camioncino anche esso dotato di etichetta vicino alla fonte di lettura e in tempo reale  si avranno i risultati di chi avrà fatto la raccolta differenziata oppure NON avrà conferito. L'inserimento dei dati in tempo reale nel database permetterà anche l'emissione estemporanea  della evantuale diffida nei confronti di chi non conferisce e quindi l'inizio della procedura di controllo tramite la polizia locale. Cosa è una etichetta RFID passiva e come funziona in questo caso: contiene semplicemente un microchip (con identificativo univoco ed eventuale memoria per indirizzo, CF e tel), privo di alimentazione elettrica,   un materiale che fa da supporto fisico chiamato "substrato" e che viene "eccitato, alimentato e/o scritto" al passaggio di un lettore che emette un segnale radio a frequenze basse o medie o di alcuni gigahertz (sotto le diverse bande usate). La radiofrequenza attiva il microchip e gli fornisce l'energia necessaria a rispondere al lettore, ritrasmettendogli un segnale contenente le informazioni memorizzate nel chip


Come si comporta una etichetta RFID?
Affidabile nella lettura
Eliminazione della necessità di "vedere" l'etichetta (le etichette radio possono essere contenute all'interno dei prodotti ed essere lette anche in centinaia  di esemplari contemporaneamente)
Capacità di lavorare in ambienti contaminati e sporchi
Capacità di resistere, con opportune protezioni, all'aggressione di agenti chimici e ambientali, di poter operare immerso in un fluido, dentro l'oggetto che si vuole identificare oppure all'interno di un altro contenitore.
Possibilità di leggere, nello stesso contenitore, il codice di decine o centinaia di etichette in un lasso temporale di pochi istanti, e di trasmetterlo al sistema informativo di gestione. 
Quanto costa una etichetta RFID? 5 centesimi di Euro
Quanto costa un lettore RFID? Il suo costo può variare dai 50 euro ai 700 euro proporzionalmente alla capacità di leggere a distanza che può variare dai 2 cm ai 10 metri. Basterà un solo lettore RFID per ogni entrata stradale al territorio comunale per avere la lettura di tutte le  buste conferite  dagli utenti/clienti.
Con una spesa IRRISORIA nei confronti dei benefici l'intera raccolta differenziata porta a porta può essere monitorata con certezza e controllata di rigore dalla Polizia Locale. Se poi gli elettrodomestici nuovi venissero dotati di questo sistema di identificazione con il CF per la tassa RAEE non ci sarebbe più nessun tipo di abbandono. Stesso discorso per i pneumatici e gli ingombranti. Metodica che si potrebbe realizzare con l'intervento dell'Ente Provincia mediante convenzioni con la grossa distribuzione.