Gli appuntamenti persi a Monte San Giovanni Campano con lo sviluppo sostenibile dove l’Ente Comune poteva essere protagonista:
Il primo appuntamento perso è stato con la "green economy" un sistema economico che "migliora il benessere umano e l'equità sociale e, contemporaneamente, riduce in maniera significativa i rischi ambientali e i deficit ecologici". Un'economia verde è pensata come un'economia a bassa emissione di carbonio, con un uso efficiente delle risorse e socialmente inclusivo. Nel 2008 il termine è diventato comune, quando l'UNEP ha promosso la Green Economy Initiative per supportare gli investimenti pubblici e privati nei settori "verdi" e promuovere comportamenti più ecocompatibili nei settori inquinanti, riducendo le emissioni di CO2 e l'inquinamento, raggiungere l'efficienza energetica e nell'uso delle risorse, evitando la perdita di biodiversità.
Il secondo appuntamento mancato è stato quello la "bio economia", cioè l'insieme di attività economiche relative all'invenzione, lo sviluppo, la produzione e l'uso di prodotti e processi biologici per migliorare e rendere più sostenibili i risultati del settore sanitario e la produttività dell'agricoltura e dei processi industriali.
L'Unione Europea ha lanciato nel 2012 la Strategia sulla Bio economia per promuovere la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro conversione in prodotti vitali e bioenergia. Uno degli obiettivi è quello di sostituire l'uso delle fonti fossili con alternative naturali . Tale strategia necessitava di un altro elemento: a dicembre 2015 è stato adottato il Piano d'azione per l'economia circolare che ha inserito l'anello mancante . L'economia circolare si richiama ai processi che minimizzano l'impatto dei prodotti anche dopo il loro utilizzo fino a prevederne, già in fase di progettazione, il riutilizzo degli scarti in simbiosi industriale o delle materie prime secondarie. L'economia circolare mira a mantenere più a lungo il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse – promuovendo l'allungamento della vita dei prodotti – e a minimizzare la produzione dei rifiuti, recuperando e riutilizzando quanto più possibile gli scarti.
Attualmente il Comune ha deciso di non perdere il trerzo appuntamento ed infatti con il compostaggio di prossimità si è avventurato nell’economia circolare ma questa attività concepita senza alcuno sbocco occupazionale , senza alcun coinvolgimento vero in termini sociali e senza una studiata simbiosi industriale resterà un escamotage affine a se stessa per cercare di raggiungere sulla carta gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata. In buona sostanza l’applicazione pratica dell’economia circolare si fonda su 5 principi base che sono assolutamente indispensabili che sono:
1) ECO PROGETTAZIONE
Progettare i prodotti pensando fin da subito al loro
impiego a fine vita, quindi con caratteristiche che ne permetteranno
lo smontaggio o la ristrutturazione.
2)MODULARITÀ E VERSATILITÀ
Dare priorità alla modularità, versatilità e
adattabilità del prodotto affinché il suo uso si possa adattare al
cambiamento delle condizioni esterne.
3) ENERGIE RINNOVABILI
Affidarsi ad energie prodotte da fonti rinnovabili
favorendo il rapido abbandono del modello energetico fondato sulle
fonti fossili.
4) APPROCCIO ECO SISTEMICO
Pensare in maniera olistica, avendo attenzione
all’intero sistema e considerando le relazioni causa-effetto tra le
diverse componenti.
5) RECUPERO DEI MATERIALI
Favorire la sostituzione delle materie prime vergini
con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero che ne
conservino le qualità.
Quindi l’economia circolare deve essere
caratterizzata da un approccio sistemico e non da un unico approccio specifico per
ottenere risultati utili e duraturi nel tempo. Non ha nessun senso
fare il regolamento per il compostaggio domestico se non
è già stata prevista la riduzione degli imballaggi, la decostruzione e il riuso
dei materiali magari in simbiosi industriale con un regolamento comunale per la raccolta differenziata. Non ha alcun senso creare l’applicazione pratica
dell’economia circolare se la popolazione non viene coinvolta nei
processi dell’economia circolare e continua imperterrita ad usare
in ogni azione quotidiana i processi dell’economia lineare. Quello
che si vuole sottolineare è che il compostaggio non deve essere il metodo per risolvere il problema della percentuale
della raccolta differeniziata almeno sulla carta ed infatti dovrebbe
rappresentare l’inizio di un nuovo tipo di approccio ad un nuovo
modo di pensare l’economia reale che deve vedere al centro di ogni
cosa la popolazione e non l’Ente Comune. Creare nuovi posti di
lavoro anche per le persone diversamente abili, mettere in
circolazione il denaro, sviluppare i servizi, riusare i prodotti
tramite la riparazione, il riuso e la decostruzione sono gli
obiettivi che si deve porre un’applicazione pratica dell’economia
circolare . Mettere un macchinario automatico che produce compost
senza creare nessuna opportunità di lavoro non servirà a nulla se
non a creare l’illusione patetica di un nuovo concetto di economia .
Il compostaggio di prossimità c’è stato fin dalla notte dei tempi
e i contadini lo hanno sempre attuato senza avere la benchè minima
idea del concetto di economia circolare. Oggi si vuole spacciare un solo piccolo
processo dell’economia circolare come la panacea per il problema
dei rifiuti e ciò vuol dire che non si ha la benchè minima idea della gestione dei rifiuti e ancor di più è sconosciuto il
significato di economia circolare. Il
compostaggio domestico oltre al regolamento deve prevedere una fase
preliminare di educazione Ambientale che di certo il Comune di Monte
San Giovanni Campano non può dare perché gli amministratori e i tecnici notoriamente sono troppo legati a concetti
retrivi e lontani da quanto accade nella civiltà occidentale ed infatti potrebbero essere collocati ad amministrare un Comune in uno qualsiasi dei Paesi in via di Sviluppo. Ad esempio il Comune ancora oggi sostituisce le
lampadine a led con altri tipi di lampade, usa mezzi di locomozione
obsoleti, non ha la benchè minima idea del concetto di GPP, le buste
di plastica e i secchi per i rifiuti consegnati alla popolazione invece di essere
stati costruiti dalla plastica di riciclo sono stati prodotti con i
derivati petroliferi, non ha mai realizzato l’isola ecologica, non
ha un mercato per il riuso dei materiali, non capisce che seppellire
i rifiuti in montagna è sbagliato ecc. ecc. Di fatto a fronte di tanta approssimazione si comprende che si è avventurato nell’economia
circolare solo perché rappresenta un escamotage per risolvere il suo problema burocratico delle quantità in percentuale per la raccolta differenziata. Il rischio palese che è stato creato dallo stesso Comune consiste nella furbizia incivile di tanti cittadini
che potrebbero aderire al progetto per lo sgravio fiscale per poi
buttare i rifiuti per strada magari vendendosi la compostiera come è già accaduto. Fare Verde per prima ha proposto il compostaggio domestico e di prossimità al Comune di Monte San Giovanni Campano che è arrivato dopo anni alla stessa nostra soluzione perdendo tempo e denaro. Purtroppo le buone proposte vengono sempre ritardate e negate da tecnici che non hanno la più pallida di quello che leggono ma che poi quando diventano appetibili cercano di farle proprie magari scopiazzandole e deviandole o anche pagando incarichi per la progettazione quando il progetto lo avevano nel cassetto. A questo punto non ci resta altro da fare che aspettare la pubblicazione del regolamento per il compostaggio domestico e di prossimità del Comune di Monte San Giovanni Campano per vedere di quale capolavoro teorico e inattuabile si tratta sulla carta.
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